Ziya Paval e il suo compagno Zahad, coppia transessuale indiana, sono da poco diventati genitori e per quanto la nascita di ogni nuova vita sia un evento straordinario e di infinita gioia, la loro storia ha un pizzico di particolarità in più. Sì, perché a portare a portare il grembo il bambino e darlo alla luce non è stata la mamma, ma il papà. Com’era immaginabile, gli scatti fatti e condividi durante i nove mesi di gestazione hanno reso la coppia virale in men che non si dica, scatenando una valanga di commenti e accendendo numerosi dibattiti. Nonostante tutto però, il piccolo sta bene e Paval e Zahad sono genitori felici e con grandi progetti. Ecco la loro storia.
Genitori biologici
Ziya Paval, di soli 21 anni, e il suo compagno Zahad, 23enne, sono diventati virali sui social media dopo la condivisione, qualche tempo fa, di un servizio fotografico che li ritraeva felicemente in attesa di una nuova vita. “Cosa c’è di strano nella gravidanza di una giovane coppia?” direte voi. E invece, in questo caso, una particolarità c’è: a portare a portare il grembo il bambino e darlo alla luce non è stato il suo papà, non la sua mamma. Lei se ne prenderà cura per il resto della sua vita, ma non durante i mesi della gestazione.
I transessuali in India
Si stima che in India vivano oltre due milioni di persone transessuali, ufficialmente riconosciute come “terzo genere” dalla Corte Suprema Indiana già dal 2014. Nonostante questo però, per loro, come per Paval e Zahad, spesso gli ostacoli per accedere all’istruzione e all’assistenza sanitaria di base sono numerosi. Figuriamoci intraprendere un percorso di transizione e, allo stesso tempo, mettere al mondo una nuova vita.
Un cambio di rotta (momentaneo)
Non si tratta di un miracolo della medicina o di qualcosa di simile. Paval, che oggi ha 21 anni, è nata maschio ed è diventata una donna accarezzando da sempre l’idea di diventare mamma. Zahad, che solo da qualche anno è diventato un uomo, non ha ancora rimosso ovaie e utero. Per realizzare il loro sogno di diventare genitori e rendere più numerosa la loro famiglia, entrambi hanno dovuto interrompere per un certo periodo la terapia ormonale e il loro percorso di transizione di genere.
Una vita in lotta
Zahal e Ziya si sono conosciuti più di tre anni fa e quando hanno capito di essere fatti l’uno per l’altra, non è stato semplice fare i conti con le rispettive famiglie. Per Ziya, nata e cresciuta in una famiglia fortemente radicata nella religione musulmana, non era possibile nemmeno seguire lezioni di danza classica, la sua grande passione. Ha potuto solo quando un giorno, fingendo di dover partecipare a un festival, è uscita di casa e non vi ha fatto più ritorno. Trasferendosi in un centro comunitario per transessuali, ha potuto coronare il suo sogno, diventando un insegnante di danza.
Zahad, invece, è nato e cresciuto in una famiglia cristiana di un piccolo centro dell’India meridionale. Ha studiato come contabile e ha trovato la sua strada lavorativa, ma anche per lui il percorso non è stato semplice. Dopo aver fatto coming out, ha abbandonato la sua famiglia di origine, ma fortunatamente se l’è ritrovata vicino durante i nove mesi di gravidanza. Nonostante le forti divergenze, sono riusciti a ricucire i loro rapporti.
La nascita
L’8 febbraio scorso, il responsabile del reparto di ginecologia che ha fatto nascere il piccolo, ha comunicato alla stampa che è andato tutto per il meglio sia per il bambino che per il suo papà. È stato necessario un parto cesareo per portare alla luce i 2,930 kg della piccola nuova vita e ora per entrambi sarà necessario un po’ di riposo. Ha poi aggiunto che l’ospedale è in attesa del parere degli organi competenti per poter registrare questa l’inversione dei ruoli nella coppia e il sesso del neonato. In caso di parere favorevole, Zahad sarà il primo papà ad aver fatto nascere suo figlio.
La vita dopo il parto
Subito dopo la nascita del bambino, Ziya ha rilasciato un’intervista: “È tutto meraviglioso. Il padre e il bambino stanno bene, ma non abbiamo ancora deciso il sesso”. Ha raccontato poi che sia lei che il suo compagno riprenderanno a breve la terapia ormonale per poter completare la transizione e, quando il bambino avrà un paio di mesi, il papà tornerà a lavoro, lasciando le cure del piccolo alla mamma.