Ruote e motori, una formula irresistibile. Il cuore, il coraggio, la follia, il successo: questi gli ingredienti della Formula 1 che, Gran Premio dopo Gran Premio, rettilinei a più di 340 km/h e curve da brividi, ci regala momenti di energia assoluta. Sull’asfalto, a guidare quelle fantastiche monoposto ci sono persone che compiono gesta da eroi e la magia è proprio lì, in quel piccolo abitacolo, dove ci si rende conto che la vita è fatta di talento, fallimenti, bravura ed emozioni. L’ultimo campionato mondiale di Formula 1 si è concluso il 13 dicembre 2020 e con esso è stato decretato il vincitore: Lewis Hamilton, pilota britannico della Mercedes che, con il suo settimo titolo mondiale, ha eguagliato il grande e indimenticabile Michael Schumacher.
Sappiamo già che la prossima stagione vedrà 23 GP da disputare e che avrà inizio il 21 marzo 2021 da Melbourne. Aspettando che si scaldino i motori per il nuovo mondiale di Formula 1, riprendiamo alcuni aspetti che vale la pena non dimenticare perché, come diceva Schumacher, “i record sono fatti per essere battuti”.
Le origini
La Formula 1 affonda le sue radici nella Francia di fine ‘800 quando, nelle corse automobilistiche, tecnica e livello di competizione sempre più elevate portarono le vetture a superare i 160 km/h. Le gare, però, si svolgevano su strade aperte e non mancavano gli incidenti. Per questo nacque l’esigenza di disciplinare il tutto, trovando criteri adatti al nuovo fenomeno, appunto, una “formula”. Questo termine indica, infatti, l’insieme di regole alle quali ogni partecipante, macchine e piloti, deve adeguarsi per evitare significative disparità tra le auto e per limitare il rischio di incidenti. “Correva” l’anno 1950 quando in Gran Bretagna, sul Circuito di Silverstone, si svolse il primo Gran Premio del nuovo campionato del mondo di Formula 1. Quel GP vide una vittoria tutta tricolore: Nino Farina a bordo di una vettura Alfa Romeo.
Le scuderie storiche più titolate
La scuderia già presente nelle competizioni Grand Prix sin dall’inizio del ‘900 è la tedesca Mercedes AMG F1, fondata nel 1903 e vincitrice di 7 campionati mondiali costruttori e 9 mondiali piloti di Formula 1. In Italia, a Maranello, ha sede la storica Scuderia Ferrari, fondata nel 1929 da Enzo Ferrari e detentrice di 16 titoli mondiali costruttori e ben 15 mondiali piloti. Nel ’63 nel Regno Unito nasce la McLaren F1 Team che si aggiudica 8 mondiali costruttori con 12 piloti campioni mondiali. Sempre del Regno Unito è la Williams Racing, fondata nel 1977 e vincitrice di 9 campionati mondiali costruttori e 7 mondiali piloti. In Francia nel 1977 viene fondata la Renault F1 che vincerà rispettivamente 2 mondiali, sia costruttori che piloti.
I piloti
Niki Lauda diceva che “il pilota più bravo è quello che non fa errori quando ha la macchina migliore”. Ed è vero, pensate ad esempio al lungo lavoro che un campione come Michael Schumacher ha condotto con la sua scuderia Ferrari per diventare il pilota più titolato al mondo. Esatto, è lui in vetta alla classifica, se consideriamo anche il numero di Gran Premi conquistati: ben 306. Pur avendo sette titoli mondiali a pari merito con Lewis Hamilton, quest’ultimo di GP ne ha vinti “solo” 266. L’attuale podio dei campioni mondiali, tra i piloti tutt’ora in corsa nei GP di mezzo mondo, è costituito dal già citato Hamilton, da Sebastian Vettel con 4 titoli mondiali e 244 GP conquistati e Kimi Räikkönen che ha vinto un solo campionato mondiale. Se guardassimo invece il numero di GP vinti sarebbe proprio Räikkönen a salire sul podio: ben 329, seguito da Rubens Barrichello (322) e Fernando Alonso (311).
Gli incidenti mortali
La storia della Formula 1 è rappresentata da una caratteristica su tutte: il coraggio. Ci vuole veramente fegato a girare su una monoposto a più di 300 km/h e non sono stati pochi i piloti che hanno perso la vita in incidenti fatali. Negli ultimi 40 anni sono stati tre: 1982, Riccardo Paletti nel GP del Canada, Circuito di Montréal, a bordo della sua vettura Osella che prese fuoco; 1994, Ayrton Senna, GP di San Marino, Circuito di Imola, che si trovò passeggero della monoposto Williams totalmente ingovernabile e non riuscì a evitare il muro a bordo pista; 2014, Jules Bianchi, GP del Giappone, Circuito di Suzuka, a causa della pioggia battente la sua vettura perse aderenza, uscì di pista a fortissima velocità e impattò pesantemente contro una gru mobile.
Record e curiosità
Al di là dei record riguardanti piloti e case automobilistiche, sono tanti gli avvenimenti curiosi nel mondo della Formula 1. La Arrows, ad esempio, nel 1978 ha costruito la sua monoposto in soli 52 giorni. La Sauber, che dal 2019 è diventata Alfa Romeo Racing, è detentrice del record di maggior numero di gare disputate nel Mondiale senza vincerne una. Nel 1974, GP di Belgio, trentuno piloti giravano sul circuito di Nivelles lungo solo 3724 metri. E di contro il GP con meno piloti in gara, solo sei, è stato quello degli Stati Uniti nel 2005. Il Gran Premio più lungo è stato quello del Canada 2011: ci vollero ben 4 ore prima che Jenson Button si aggiudicasse la vittoria. Mentre quello più rapido è stato quello d’Italia del 2003, in cui Michael Schumacher vinse la competizione girando alla velocità media di 247,59 km/h.
Il prossimo mondiale
Vedremo il nome che tutti, almeno un po’, abbiamo sperato di rivedere: quello di Schumacher. Ma non parliamo di Michael, bensì di suo figlio Mick, che sarà pilota della monoposto Haas. Il team statunitense ha proprio puntato sui giovani, infatti il secondo nuovo campione in gara è Nikita Mazepin, classe 1999. Altra sorpresa è rivedere Fernando Alonso: il suo è un grande ritorno, dopo due anni di stop, su una monoposto Alpine Renault. Nella Ferrari avremo un volto nuovo, Carlos Sains, che sostituirà Sebastian Vettel spostatosi in Aston Martin. Anche per la McLaren cambio di pilota, Daniel Ricciardo. Ancora da confermare invece la futura scuderia di Hamilton: difficile pensare ad un abbandono della Mercedes. Sappiamo, però, che questo è uno sport dove non mancano di certo i colpi di scena.