Intrigante, violenta, disturbante, la serie tv sudcoreana Squid Game ha conquistato milioni di spettatori al mondo, e la sua popolarità non sembra arrestarsi. Reduci dall’affascinante esperienza di Parasite firmato Bong Joo-Ho, sembra proprio che i coreani conoscano i segreti alla base di un capolavoro: creare una storia credibile e dotarla di aspetti appassionanti e inaspettati come la vita stessa. Ogni dettaglio, dalla trama alla fotografia, dalla recitazione ai costumi, è stato studiato nei minimi particolari per stupire e immergere totalmente lo spettatore nella storia che sta osservando. Andando oltre qualsiasi forma di spoiler, ecco dieci curiosità a cui farete fatica a credere… pronti per il prossimo gioco?
1. Nascita della serie
La serie trae ispirazione dalla vita personale di chi ha scritto la sceneggiatura stessa, Hwang Dong-hyuk: sommerso dai debiti e non sapendo come riuscire a risanare la sua situazione economica, ha iniziato a scrivere le prime puntate. Completata la sceneggiatura nel 2018, per 5 anni non ha trovato produttori interessati alla sua opera… fin quando non è arrivata Netflix!
2. Le fonti
Squid Game, inizialmente concepito come un lungometraggio, trae ispirazione da diversi testi giapponesi a tema sopravvivenza di cui due in modo evidente: Battle Royale, romanzo di Koushun Takami e il manga Alice in Borderland scritto e disegnato da Haro Aso.
3. Un successo planetario
Squid Game, con i suoi 111 milioni di spettatori al mondo in soli 17 giorni di programmazione, è la serie tv più vista di sempre, più del Trono di Spade o della Casa di Carta. Nove episodi dove disperazione, angoscia e sadismo non lasciano spazio a momenti di leggerezza: sebbene ogni gara venga chiamata gioco, non esiste un vero e proprio aspetto ludico né per i partecipanti né per noi spettatori, incapaci di smettere di guardare chi sarà il prossimo a morire.
4. La vita e la morte
Questa serie approfondisce aspetti intimi della nostra vita molto delicati: egoismo-altruismo, salvare sé stessi, sopravvivere, temi che oggi ci guardano da vicino e che sottolineano la nostra voglia di riprendere il controllo delle nostre vite. E tutto questo lo metabolizziamo a distanza, sul divano, a riflettere su cosa è etico e cosa no.
5. Scenografia e fotografia
Questi gli elementi che aggiungono un tocco di classe al capolavoro sudcoreano: gli attori della serie, tra un ciak e l’altro, non faceva altro che scattare foto a tutti i particolari presenti sul set e, in particolare, alle scale colorate. Questo labirinto di scale è ispirato dal quadro di Maurits Cornelis Escher, “La relatività”.
6. Scene improvvisate
Il cast ha subito mostrato molto affiatamento tra loro, tant’è che il regista ha lasciato loro la libertà di “personalizzare” il copione e renderlo il più naturale possibile. La scena in cui 067 ruba i soldi vinti da 456 alle corse, ad esempio, è completamente improvvisata.
7. Verosimiglianza
Per facilitare la massima espressione creativa degli attori, la produzione ha pensato di rendere i particolari dei giochi il più reali possibili: uno dei tanti giochi mortali ha visto gli attori recitare con delle imbragature che li avrebbe tenuti sospesi in aria ad un metro e mezzo d’altezza dal suolo, immortalando la vera adrenalina degli attori intenti a recitare la parte.
8. Successi collaterali
Tutti vogliono le Vans slip-on bianche dei concorrenti di Squid Game, diventate ormai un vero e proprio cult. Anche i biscotti al caramello sono diventati un must have tanto che, in Corea, al giorno d’oggi se ne vendono più di 500 unità al giorno.
9. I simboli degli uomini in tuta
Cerchio, triangolo, quadrato: il regista spiega che il primo simbolo rappresenta i lavoratori, il secondo l’esercito e il terzo raffigura il manager. La rivista The Focus, invece, sostiene che questi simboli rappresentano le lettere dell’alfabeto coreano scritte in Hangul: OJM, la sigla del “gioco del calamaro”.
10. I numeri di Squid Game
In tutta la serie c’è un numero decisamente ricorrente, il 456: rappresenta il totale dei partecipanti e quindi del valore del montepremi ma, nella prima puntata, uno dei protagonisti scommette su una corsa di cavalli e l’uomo dietro di lui vince proprio 4,56 milioni di won. Non tutto, però, è inventato: uno dei numeri di telefono presente sui biglietti da visita dell’organizzazione esiste davvero e la proprietaria del numero è stata letteralmente sobbissata di telefonate!