Nella notte tra mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio, il presidente russo Vladimir Putin ha autorizzato le sue truppe ad attaccare l’Ucraina, dopo aver schierato per settimane le forze armate sul territorio e aver generato forti tensioni internazionali con l’Europa e gli Stati Uniti. Oggi, dopo venti giorni di bombardamenti e di incontri diplomatici fallimentari, abbiamo un’Ucraina martoriata dai combattimenti (ma che continua a resistere), milioni di profughi che cercano rifugio nei paesi dell’Occidente, una Russia punita con sanzioni economiche di cui non sembra curarsi più di tanto e la minaccia di una terza guerra mondiale che aleggia sulle teste di mezzo mondo come una spada di Damocle. Ma cosa accadrebbe se dovesse scoppiare davvero un terzo conflitto mondiale? Quali sarebbero gli schieramenti? E quali le conseguenze?
Il rischio del RisiKo
Il rischio che la situazione degeneri sembra essere concreto, ma non perché un nuovo conflitto mondiale sia l’unica soluzione per risolvere la questione, ma si ha quasi la sensazione che alcune potenze mondiali muoiano dalla voglia di avventurarsi in una nuova esperienza bellica. Un’occasione unica che darebbe loro la possibilità di testare sul campo le armi più innovative, nuove strategie di guerra, tecnologie belliche all’avanguardia. Sembra quasi che alcuni dei potenti della Terra non vedano l’ora di iniziare una nuova avvincente partita di RisiKo sulla pelle di migliaia di persone innocenti che, invece, vorrebbero soltanto vivere le loro vite in tranquillità e in santa pace.
La guerra per il disarmo
Mai ossimoro più incomprensibile. Ma proprio il ministro degli Esteri russo Sergej Viktorovič Lavrov ha dichiarato in più di un’occasione che l’attacco all’Ucraina sia nato con il principale obiettivo di costringere il paese al disarmo completo. In realtà, se fosse davvero questo il problema da risolvere, la Russia (e altri paesi) hanno dimostrato che esistono vie diplomatiche molto più efficaci e rapide. Un esempio? Il memorandum di Budapest, che risale a quasi trent’anni fa.
Il Memorandum di Budapest
Il 5 dicembre 1994 a Budapest venne firmato un accordo sulle garanzie di sicurezza tra Ucraina, Russia, Stati Uniti e Regno Unito. In seguito aderirono anche Cina e Francia. Le parti concordarono che, in cambio dello smaltimento da parte dell’Ucraina dell’enorme quantità di armi nucleari che erano rimaste nel paese in seguito alla dissoluzione dell’URSS (ben 1900 testate nucleari!), gli altri paesi firmatari avrebbero rispettato la sovranità dell’Ucraina, si sarebbero astenuti da qualsiasi minaccia o uso della forza contro di essa, garantendole sicurezza internazionale, indipendenza e integrità territoriale. L’Ucraina inviò in Russia le bombe che vennero smantellate, ma è già la seconda volta che Putin (la prima nel 2014) sembra dimenticarsi di questo accordo.
Schieramento 1
Proprio come in una partita, per giocare è necessario schierare le squadre. Visti gli attori che in queste settimane si stanno alternando sul palcoscenico internazionale, nel caso di una terza guerra mondiale, uno degli schieramenti coinvolgerà di certo tutti i paesi che fanno parte della Nato, Italia compresa. Se anche per errore ci dovesse essere un attacco a uno dei paesi Nato a confine con l’Ucraina da parte della Russia, gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’Italia, la Francia, la Germania, la Spagna, la Grecia, la stessa Turchia (che finora ha avuto un ruolo di mediatrice tra Russia e Ucraina), il Portogallo, il Belgio, il Lussemburgo, il Canada, la Norvegia e gli altri stati membri sarebbero tutti costretti ad intervenire in difesa del paese alleato.
Schieramento 2
Il secondo schieramento sarebbe, ovviamente, quello capitanato dalla Russia e di cui farebbe sicuramente parte la Bielorussia di Aljaksandr Lukašėnka che ha offerto a Putin supporto logistico fin dalle esercitazioni militari pre-invasione. Resta incerta la partecipazione da questa parte della scacchiera della Cina e dell’India che già durante le votazioni all’Onu si sono astenute, ma che – soprattutto la Cina – approfittano del caos internazionale per riaccendere vecchie rivendicazioni come quella su Taiwan. E della Corea del Sud che intanto si cimenta in fallimentari esercitazioni militari.
C’è una soluzione?
Vista l’esperienza di due conflitti mondiali relativamente recenti e la civiltà che pensavamo di aver raggiunto nel 2022, se qualcuno ci avesse detto che avremmo assistito a una guerra di invasione in Ucraina, gli avremmo dato del folle. Invece, a poche settimane di distanza dall’inizio della “crisi”, ci ritroviamo con migliaia di morti alle porte dell’Europa, città vivaci e produttive che oggi non esistono praticamente più, centinaia di migliaia di profughi in cerca di asilo e il rischio di una terza guerra mondiale e nucleare che aleggia nella nostra quotidianità. C’è una soluzione a tutto questo? Che ne direste se tutte le nazioni del mondo aderissero a un nuovo patto globale di disarmo? Se tutti si impegnassero a distruggere tutte le armi esistenti? Così, se all’alba di un bel giorno di fine inverno, un qualsiasi capo di stato si svegliasse con la voglia irrefrenabile di conquistare con la violenza il paese vicino, si ritroverebbe semplicemente senza i mezzi per farlo. Un’utopia, ma noi, che amiamo la pace, continuiamo a sperarci.